Palazzo dello Spagnolo, da tesoro d’arte e di storia a set cinematografico

Continua il viaggio di Divina Napoli: questa volta andiamo a Palazzo dello Spagnolo, tesoro d’arte e di storia

Ero intenta a postare su Facebook le foto delle mie vacanze nella città più bella del mondo, quando Virgilio sbirciò sul display del cellulare e mi disse: «Ricordati di taggarmi!». Forse era l’effetto delle troppe fritture che avevo divorato, ma incontrai ancora una volta l’inseparabile guida di questa rubrica. In fondo, dovevo ricambiare il favore delle occasioni in cui mi aveva illustrato le bellezze di Napoli: stavolta spettava a me accompagnarlo alla scoperta di un luogo magnifico e decisi di portarlo in un posto a me tanto caro.
Attraversammo il borgo dei Vergini al Rione Sanità, percorrendo i mille vicoli che scendono verso Piazza Cavour, e passeggiammo tra i banchi del caratteristico mercato: colori e suoni ci rapirono all’istante, come per incanto. Ci fermammo nei pressi di un sontuoso ingresso, al civico 19 di Via Vergini: già prima di varcare il portone potevamo intravedere la celebre scala dell’ancor più celebre Ferdinando Sanfelice. L’edificio è un palazzo privato, ma Virgilio e io ci intrufolammo all’interno del cortile: eravamo troppo curiosi di vedere coi nostri occhi un’opera di così grande bellezza!

Il Palazzo dello Spagnolo, tappa di questo nostro viaggio, risale al 1738: il Marchese di Poppano, Nicola Moscati, affidò la costruzione a uno dei più importanti architetti napoletani dell’epoca, Ferdinando Sanfelice (che pochi anni prima aveva costruito con lo stesso stile la propria abitazione, a meno di 300 metri di distanza). L’architetto progettò anche l’elemento di pregio del palazzo, la monumentale scala a doppia rampa, definita ad “ali di falco” e pensata come una sorta di luogo di incontro, in cui avveniva una vera e propria vita sociale (un po’ come succede ancora oggi in molti palazzi: il Sanfelice ci aveva visto lungo!): il suo splendore è da togliere il fiato, benché purtroppo risenta dei segni del tempo. Pare che, a causa delle strutture estremamente esili e all’apparenza destinate a crollare che costruiva, il Sanfelice fu denominato popolarmente “Lievat’ ‘a sott’ ”, cioè “Togliti da sotto”. All’epoca erano frequenti le visite del re Carlo III di Borbone, che nel palazzo cambiava i cavalli per prendere dei buoi, unici animali capaci di portarlo fino a Capodimonte lungo la ripida Via Vergini. Alla fine del Settecento l’edificio venne acquistato da un nobile di Spagna, Tommaso Atienza, dal quale il palazzo prese il soprannome con cui è conosciuto fino ai giorni nostri; il nuovo proprietario fece costruire un ulteriore piano (l’ultimo) e fece realizzare gli affreschi al piano nobile (andati poi perduti a causa dei cattivi restauri avvenuti nel corso degli anni) e al secondo piano. Forse a causa delle troppe spese per le opere di abbellimento del palazzo, lo Spagnolo si indebitò fino a dover cedere la proprietà alla famiglia Costa a metà Ottocento. In seguito, il palazzo, come molti altri edifici della città, venne diviso tra più proprietari e ad oggi solo due appartamenti all’ultimo piano, in fase di restauro, sono riusciti ad essere acquistati dalla Regione Campania. In passato la struttura ha ospitato l’istituto delle guarattelle (museo dei burattini locali e internazionali) e attualmente vi è in progetto l’apertura al pubblico di un museo dedicato a Totò.

Lo ammetto, non ho resistito alla tentazione e ho percorso un tratto dell’imponente scala, caratteristica architettonica principale del barocco napoletano: ho potuto così ammirare le decorazioni in stucco in stile rococò, realizzate intorno al 1740 da Aniello Prezioso su progetto di Francesco Attanasio, e le porte di accesso agli appartamenti, straordinariamente decorate con stucchi che inquadrano medaglioni con i ritratti a busto della famiglia che abitava quell’appartamento.

Una curiosità? Il Palazzo e la sua scala, con il virtuoso gioco di archi, volte e incroci spaziali, sono stati il set di numerose pellicole cinematografiche, tra le quali il film “Passione” di John Turturro: il grande effetto scenografico è servito per la performance di Pietra Montecorvino che canta “Comme facette mammeta” con arrangiamento musicale di Eugenio Bennato.

Data di pubblicazione: 13 September 2023

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